L'ex carcere si racconta con i ricami del lino
Fino al 31 dicembre l’esposizione “Fili d’ombra, fili di luce”, che ripercorre il legame dell’isola con i tessuti, lavorati dai detenuti e dalle donne procidane
Procida e il carcere, l’artigianato e la detenzione, il passato e il presente. Il complesso di Palazzo d’Avalos, già palazzo signorile e residenza reale, poi scuola militare e infine – fino alla dismissione nel 1988 – suggestiva colonia penale, si racconta attraverso una mostra straordinaria, “Fili d’ombra, fili di luce”, che ripercorre il rapporto della comunità dei prigionieri con l’isola attraverso intriganti reinterpretazioni del lino prodotto nella colonia penale e poi finemente ricamato dalle donne procidane.
Organizzata dalle associazioni “Chiaiolella-Borgo Marinaro” e “Minerva”, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e la sartoria Palingen, legata alla Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.
Durante la detenzione, i prigionieri erano impegnati alla lavorazione del lino, che - una volta ultimato - passava per le sapienti mani delle isolane, che realizzavano apprezzabili corredi. Un filo – rappresentato proprio dal lino - collegava due mondi apparentemente lontani: il dentro e il fuori, il buio e la luce.
Attraverso quattro sezioni (storia, memoria, speranza e tradizione), che prendono forma nel ventre del complesso, la mostra comprende materiale originariamente lavorato dai detenuti e capi realizzati ad hoc da studenti universitari e donne attualmente detenute, in un dialogo immaginifico tra passato e presente.
“Uno dei luoghi simbolo dell’isola è sempre più un polo culturale che contiene, storia, memoria, linguaggi ed estetiche”, sottolinea Agostino Riitano, direttore di Procida 2022. “Ancora una volta il percorso di Procida Capitale si nutre dell’apporto fondamentale del mondo dell’associazionismo”, dice il sindaco di Procida, Dino Ambrosino.
“Un progetto frutto anche della collaborazione tra il Dipartimento e la Palingen, la sartoria sociale del carcere di Pozzuoli, affinché i lavori, una volta in commercio, possano sostenere le donne recluse che attendono una seconda opportunità, una ricucitura con la vita”, sottolinea Ornella Cirillo, docente di Architettura e Disegno Industriale all’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli. “Con questa mostra intendiamo lanciare un messaggio di speranza” dice Maria Luisa Palma, direttrice della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.
la mostra resterà visitabile fino al 31 dicembre 2022
l’ingresso a Palazzo d’Avalos è a pagamento
info associazione Palazzo D’Avalos
tel 333 3510701